La mia prima esperienza di gestione di un blog a carattere personale è stata, fino ad adesso, decisamente positiva.

Case history SEOL’obiettivo principale del blogger è, di norma, quello di poter ottenere dei guadagni tramite la pubblicità (Adsense, banner, link ed altro ancora); tuttavia scrivere esclusivamente in prospettiva di un eventuale profitto è una strategia del tutto sbagliata.

E’ fondamentale scrivere con passione e proporre argomenti sempre nuovi; d’altronde in rete c’è già davvero di tutto; è solo con la qualità dei testi che si può fare la differenza.

Proprio per questo motivo, i miei colleghi mi hanno consigliato di scrivere su un argomento che fosse una mia passione, su cui fossi in grado di fornire molte informazioni e che fosse abbastanza specifico.

Essendo appassionato di acquari, ho inizialmente pensato ad un blog dedicato all’acquariofilia, per poi orientarmi su un qualcosa di più specifico, la gestione di un blog sui pesci rossi.

Ho iniziato tre mesi fa a proporre i primi articoli su piattaforma WordPress, con una grafica essenziale ma gradevole; le visite erano ovviamente basse, ma pian piano sono andate aumentando, anche grazie ad un miglior posizionamento in Google.

Dopo circa un mese, quando la media di visitatori giornalieri era di circa 50 al giorno, ho notato un drastico calo delle visite giornaliere: 5, 6, a volte nessuna. Il motivo è stato presto scoperto: ero pressochè scomparso dagli indici di Google.

Inizialmente avevo temuto che si trattasse di una penalizzazione per Keyword Stuffing o eccesso di parole chiave (era difficile trovare dei sinonimi alla keyword principale: “pesci rossi”), così ho provveduto a diminuirne la quantità nei limiti del possibile.

Successivamente, informandomi sui principali blog dedicati al web marketing e soprattutto discutendo con i miei colleghi, ho appreso che la “scomparsa” del blog da Google dopo circa un mese e mezzo dal suo lancio è un fatto consueto, una normale “fase di studio” da parte del motore di ricerca.

Dopo circa 2 settimane il blog è infatti tornato tra gli indici di Google (guadagnando anche una posizione con la keyword principale), e le visite hanno continuato a crescere progressivamente; ad oggi la media è di circa 90 visite giornaliere.

Per quanto riguarda la frequenza di rimbalzo (Bounce Rate), nei primi 2 mesi, anche dopo la “scomparsa” da Google, è sempre stata molto alta, attorno al 70%. Ciò era dovuto, con ogni probabilità, alla grafica semplicissima del sito, priva di immagini e figure accattivanti.

Di ciò ho avuto la conferma quando circa un mese, i , mi hanno regalato un immagine header personalizzata e molto carina, che ha avuto l’effetto di dimezzare la frequenza di rimbalzo e di prolungare la permanenza dei visitatori del blog.

Spero ovviamente che le visite continuino ad aumentare, e che un domani il blog possa diventare anche un ambìto spazio pubblicitaro, anche se sono consapevole che la strada da fare è ancora lunga.

Di certo, questa mia esperienza nella gestione di un blog mi ha confermato una cosa molto importante, ci cui ero già fortemente convinto: bisogna sempre proporre contenuti originali, interessanti e, perché no, guidati dalla passione, e mai scrivere esclusivamente nell’ottica del posizionamento o del guadagno.
Google è ben più intelligente di quanto molti possano credere.