Google ed il mondo dell’editoria sembrano prossimi a riservare delle novità davvero importanti ai navigatori.

google, news a pagamentoE’ in arrivo infatti una nuova piattaforma di produzione e condivisione dei contenuti, Newpass, la quale diverrebbe lo strumento universale di utilizzo da parte delle case editrici che operano sul web.

Ma il principale nodo della questione non è questo; i contenuti prodotti in Newpass dagli editori, infatti, comparirebbero tra le indicizzazioni della SERP con un contrassegno identificativo, e non sarebbero fruibili liberamente dai navigatori, ma si tratterebbe invece di News a pagamento.

La nuova piattaforma, ovviamente, sarebbe disponibile non solo per il pc, ma anche per iPad, cellulari e computer di ultima generazione, e può consentire la pubblicazione di testo integrato con fotografie, video ed anche audio.

Il motore di ricerca Google sembra inoltre orientato a riconoscere agli editori quasi tutto il ricavato derivato da questo nuovo sistema di informazione; un avvicinamento importante tra il web ed il mondo dell’editoria, che non di rado ha accusato Google di essere una minaccia al proprio business.

Gli scenari che questa innovazione implicherebbe per il mondo del web sono sostanzialmente due: un’ulteriore danno al mondo dell’editoria classica, dal momento che le aziende editrici potrebbero far fruttare i propri contenuti anche sul web (il mancato ritorno economico della rete internet è stato ad oggi praticamente l’unico freno allo spostamento massiccio dell’editoria dalla carta stampata alla rete) e, per quanto riguarda gli utenti della rete, l’introduzione di News a pagamento, dunque un’informazione gratuita solo parziale.

Nell’immaginare questa realtà sul web, tuttavia, mi sorge un dubbio che mi fa guardare in maniera piuttosto scettica a questa innovazione: dal momento che la rete è il luogo per eccellenza della riproduzione di contenuti, di diffusione di notizie e di produzione condivisa e partecipata di testi (anche da parte degli stessi utenti), un’eventuale News a pagamento non impiegherebbe forse poco ad esser diffusa sul web tramite altri canali?